NaPoWriMo / GloPoWriMo 2016 2 – Qualcun*

Qualcuno era femminista perché era vissuto fuori dall’Italia.
Qualcuno era femminista perché la nonna, la zia, la sorella… il babbo no.
Qualcuno era femminista perché vedeva la prima generazione, la seconda, la terza e ancora qualcosa mancava.
Qualcuno era femminista perché si sentiva solo, ma non aveva paura.
Qualcuno era femminista perché aveva avuto un’educazione troppo cattolica.
Qualcuno era femminista perché il cinema lo esigeva, il teatro lo esigeva, la pittura lo esigeva, la letteratura anche… lo esigevano tutt*.
Qualcuno era femminista perché “La Storia è dalla nostra parte!”.
Qualcuno era femminista perché glielo avevano detto.
Qualcuno era femminista perché non gli avevano detto tutto.
Qualcuno era femminista perché prima era sessista.
Qualcuno era femminista perché aveva capito che la terza generazione andava piano ma lontano.
Qualcuno era femminista perché Sibilla Aleramo era una brava persona.
Qualcuno era femminista perché Berlusconi non era una brava persona.
Qualcuno era femminista perché era maschio ma non macho.
Qualcuno era femminista perché beveva (non proprio) e si comportava come una persona normale.
Qualcuno era femminista perché era così ateo che aveva bisogno di una morale.
Qualcuno era femminista perché era talmente affascinato che voleva essere un* di loro.
Qualcuno era femminista perché non ne poteva più del qualunquismo.
Qualcuno era femminista perché voleva un’uguaglianza seria, vera.
Qualcuno era femminista perché la patriarchia i diritti la lotta. Facile no?
Qualcuno era femminista perché la rivoluzione oggi no, domani forse, ma dopo domani sicuramente…
Qualcuno era femminista perché gli slogan non bastavano più.
Qualcuno era femminista e confondeva a suo padre.
Qualcuno era femminista perché guardava sempre oltre.
Qualcuno era femminista per moda, qualcuno per principio, qualcuno per frustrazione.
Qualcuno era femminista perché voleva pareggiare tutto.
Qualcuno era femminista perché conosceva gli impiegati statali, parastatali e affini.
Qualcuno era femminista perché aveva capito che l’“intersezionalismo” è l’unico modo.
Qualcuno era femminista perché era convinto d’avere dietro di sé amici e compagni.
Qualcuno era femminista perché era meno femminista di altri.
Qualcuno era femminista perché c’era il grande movimento femminista.
Qualcuno era femminista nonostante ci fossero altri movimenti femministi.
Qualcuno era femminista perché c’era bisogno di meglio.
Qualcuno era femminista perché abbiamo il peggior tipo di parità d’Europa.
Qualcuno era femminista perché lo status peggio che da noi …oddio.
Qualcuno era femminista perché non ne poteva più di migliaia d’anni di uomini viscidi e ruffiani.
Qualcuno era femminista perché gli stupri, l’aborto, gli uteri in affitto, le quote rosa, il Berlusconismo, Miss Italia, eccetera, eccetera, eccetera.
Qualcuno era femminista perché chi era contro era femminista.
Qualcuno era femminista perché non sopportava più quella cosa sporca che ci ostiniamo a chiamare ‘tradizione’.
Qualcuno credeva di essere femminista e forse era qualcos’altro.
Qualcuno era femminista perché sognava una libertà e una parità diversa.
Qualcuno era femminista perché pensava di poter essere vivo e felice solo se lo erano anche altr*.
Qualcuno era femminista perché aveva bisogno di una spinta verso qualcosa di nuovo, perché era disposto a cambiare ogni giorno, perché sentiva la necessità di una morale diversa, perché forse era solo una forza, un volo, un sogno, era solo uno slancio, un desiderio di cambiare le cose, di cambiare la vita.
Qualcuno era femminista perché con accanto questo slancio ognun* era come più di se stess*, era come due persone in una. Da una parte la personale fatica quotidiana e dall’altra il senso di appartenenza a una razza che voleva spiccare il volo per cambiare veramente la vita.
No, niente rimpianti. Forse anche allora molt* avevano aperto le ali senza essere capaci di volare, come delle gru ipotetiche.

E ora? Di nuovo, ora ci si sente come in due: da una parte l’umano inserit* che attraversa ossequiosamente lo squallore della propria sopravvivenza quotidiana e dall’altra la gru, che vola contro il cielo, contro il sole, contro la tempesta.

Stavolta, niente miseria.

(Niente spunto, ma ringraziamenti a Gaber. Certe risposte a volte cambiano, ma il simbolo rimane.)
nlis

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