Jericho Brown

‘When the world is too much.’ Quando il mondo è troppo. Da sopportare, da sostenere, da seguire.

Non è la mia di voce che importa, che serve, che conta al momento. Rinuncio quindi alle discussioni sull’invisibilità di chi traduce, per fare da tramite a queste, di voci. Una al giorno. Diciassette giorni. Diciassette voci, per più di 530 persone uccise.

Bullet points

Non mi sparerò
in testa, e non mi sparerò
nella schiena, e non mi impiccherò
con un sacco del sudicio, e se lo farò
ve lo prometto, non lo farò
in una volante della polizia ammanettato
o nella cella di una cittadina
di cui conosco solo il nome
perché la devo passare in macchina
per tornare a casa. Sì, sto rischiando,
ma ve lo prometto, mi fido dei vermi
e delle formiche e delle blatte
che vivono sotto alle assi
di casa mia, so che faranno la cosa giusta
ad ogni carcassa più di quanto mi fidi
che un ufficiale della legge
mi chiuda gli occhi come un uomo
di Dio può fare, o mi copra con un telo
così pulito che mia madre potrebbe usarlo
per rimboccarmi. Quando mi uccido, mi uccido
come lo fanno gli altri americani,
ve lo prometto: fumo di sigaretta,
o un pezzo di carne di traverso
o così povero che muoio di freddo
uno di questi inverni che chiamiamo
il peggio di sempre. Vi prometto che se sentite
che sono morto nelle vicinanze
di un poliziotto, quel poliziotto mi ha ucciso. Ha tolto
me dal noi e lasciato il mio corpo, che è,
non importa che ci hanno insegnato,
cosa più grande del compenso che un governo
può dare a una madre perché smetta di piangere, e più
bella del proiettile levigato e scintillante,
estratto dai recessi del mio cervello.

Leave a Reply

Fill in your details below or click an icon to log in:

WordPress.com Logo

You are commenting using your WordPress.com account. Log Out /  Change )

Facebook photo

You are commenting using your Facebook account. Log Out /  Change )

Connecting to %s

This site uses Akismet to reduce spam. Learn how your comment data is processed.